Spero che mia sorella sia celiaca

Ginger ha 8 otto anni e la piccola peste, il diavolo della Tasmania Nina, la sorella minore ha appena 11 mesi. Brevi episodi di diarrea e pianti inconsolabili mi riportano indietro nel tempo, quando poco dopo un anno scoprimmo che Ginger era celiaca. Ma dicono che tutto è sotto controllo, che tutto fila liscio, di somministrare glutine normalmente e di fare uno svezzamento regolare. Ammetto che non è stato facile iniziare con il glutine, a livello psicologico ho avuto un pò di problemi, memore delle sofferenze di quei mesi passati a cercare la causa del malessere di Ginger. Ma veniamo al succo della questione.

“Mamma spero che la Nina sia celiaca” . Un cuore di mamma si fa inevitabilmente piccolo piccolo, perchè nonostante tutto, nonostante la serenità e l’intelligenza di nostra figlia, ti accorgi che una piccola nota di sofferenza c’è. Come affrontare a livello psicologico la “differenza” che vivrebbe un bambino celiaco nei confronti di un fratello non celiaco? In famiglia siamo concordi sul fatto che se la piccola non presenterà problemi legati al glutine, continuerà a mangiare con glutine e gestiremo la parte pratica al meglio, come abbiamo sempre fatto e come stiamo già facendo adesso.

Quando le facciamo assaggiare le cose speciali, come le chiamiamo noi, gioisce e se ci penso sono molteplici gli aspetti che mi porterebbero a sperare che la piccola fosse celiaca, mai doppio pentolino sul fuoco, mai panico da glutine sulle mani della piccola che si lancia contro i piatti della sorella e soprattutto condivisione di una crescita e di un’esperienza di vita “diversa”. Ma poi rifletto e penso che non è giusto sperare questo, perchè la celiachia è una patologia e come tale non si sa mai come potrebbe evolversi. Sia chiaro che noi ci riteniamo sempre molto fortunati e ripeto MOLTO, perchè il senza glutine non riteniamo sia da considerarsi una malattia, quanto meno invalidante, piuttosto è un modo alternativo e più impegnativo di vivere questo stato.

Qualcuno di voi ha esperienza?